Modulo 1: Gestire le differenze individuali: una pluralità di interventi
1G - Adattare i discenti ai compiti: una didattica strategica e metacognitiva
Adattare i compiti ai discenti non significa
ovviamente concepire e realizzare un "curricolo" personale per ogni
studente. Non siamo di fronte ad una individualizzazione assoluta, di cui si è
già considerata la difficoltà o l'impraticabilità (anche se oggi le nuove
tecnologie e l'apprendimento a distanza sembrerebbero rendere questa opzione
meno irrealistica di un tempo), ma ad un primo livello di intervento, che va
comunque nella direzione di gestire le differenze individuali nel quotidiano.
La domanda a questo punto è: fino a che
punto può o deve giungere questo "accomodamento" al singolo studente?
Un'offerta didattica variegata, mentre consente a tutti o a molti di sfruttare i
propri punti di forza, non automaticamente permette anche di compensare e
potenziare i punti di debolezza. I compiti di apprendimento (e i compiti che
attendono gli studenti nella loro vita personale e professionale oltre la
scuola) non possono sempre essere adattati al proprio "profilo"
individuale, ma, al contrario, esigono spesso flessibilità e negoziazione. Le
competenze di azione comunicativa e interculturale, che sono al centro dei
curricoli linguistici così come delineati dal Quadro Comune Europeo di
Riferimento (1), ad esempio, implicano, come carattere
distintivo e non secondario, una capacità di negoziare scopi e significati in
contesti socio-culturali estremamente variabili, e dunque una grande flessibilità
sia di ricezione che di produzione di messaggi. Una capacità di questo tipo
richiede la messa in opera di comportamenti, verbali e non verbali, che
rimandano a "stili" diversi a seconda delle esigenze dei contesti: uno
stile riflessivo potrà dunque risultare utile per valutare con cognizione di
causa i contenuti di una pagina web, ma uno stile impulsivo potrà risultare più
adatto per gestire in tempo reale e con decisioni "all'istante"
momenti di stallo o di incomprensione durante un'interazione tra interlocutori
di culture diverse.
Dunque lo sforzo di flessibilità dell'insegnante, che cerca di adattare i compiti alle differenze individuali dei propri studenti, dovrà essere compensato da uno sforzo di flessibilità degli studenti, che dovranno imparare a adattare le proprie differenze individuali ai compiti che l'insegnante e il curricolo via via propongono. |
Per gli studenti, questo significa in pratica sopperire alle
eventuali carenze del proprio profilo personale attrezzandosi con opportune strategie,
che li aiutino ad affrontare quei compiti che più sono per loro rischiosi in
quanto mettono allo scoperto i propri punti di debolezza. Anche la persona
introversa, riflessiva, sistematica, ad esempio, deve poter sviluppare una
competenza di azione comunicativa in tempo reale, ma per farlo avrà
probabilmente bisogno di un'educazione strategica di supporto, che sarà
forse meno utile o addirittura inutile ad una persona estroversa, impulsiva,
intuitiva. D'altronde, quest'ultima potrà trovarsi in difficoltà a scrivere
una sintesi organizzata e coerente di un testo argomentativo, e dunque, a sua
volta, potrà giovarsi di adeguate strategie di supporto.
Adattare i discenti ai compiti costituisce dunque un secondo livello di intervento nella gestione delle differenze individuali. Significa, per l'insegnante, contribuire al potenziamento strategico degli studenti tramite una didattica centrata sulle strategie di apprendimento che più risultano utili ai singoli profili individuali. |
Non tutti hanno bisogno delle stesse strategie, ma, d'altro canto, in ultima
analisi è il singolo studente che deve scoprire, nel vivo dei compiti
quotidiani, quali strategie possono meglio "attrezzarlo". Questo pone
un limite e una sfida ad una didattica strategica: il limite è l'impossibilità
(e l'inutilità, ma potremmo anche dire la pericolosità) da parte
dell'insegnante di scegliere ciò che ritiene sia più opportuno per ciascuno
studente; la sfida è fornire occasioni di incontro con strategie diversificate,
perchè ciascuno studente possa crescere nella consapevolezza dei propri punti
di forza e di debolezza, e delle relative strategie di compensazione e supporto.
La sfida della didattica strategica è perciò una sfida metacognitiva. Uno degli obiettivi più ambiziosi, ma nello stesso tempo irrinunciabili, di un curricolo è di fornire gli spazi, i tempi e le risorse perché ogni studente possa, da una parte, affinare sempre più la conoscenza del proprio profilo dinamico personale, e dall'altra parte, diventare consapevole di come i compiti di apprendimento (con i loro obiettivi, prerequisiti, richieste e procedure) si incontrano/scontrano con il proprio profilo, in modo da sviluppare quell'adattamento flessibile e strategico che oggi è forse l'unica chiave di interpretazione di (e sopravvivenza in) un mondo complesso e in continuo mutamento.
Un momento per riflettere ...
Lo sviluppo della flessibilità e dell'autonomia dello studente è spesso posto come finalità dai programmi scolastici, dai piani delle offerte formative, dai curricoli disciplinari.
Ripensando alla tua esperienza, sapresti citare esempi di interventi concreti e di azioni didattiche che hai realizzato (o che hai visto realizzare) per cercare di attuare questa finalità?
In particolare, ricordi qualche intervento centrato in modo specifico sulle strategie di apprendimento?
(1) AA.VV. 2002. Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione. Firenze: La Nuova Italia/Oxford University Press.
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