Modulo 1: Gestire le differenze individuali: una pluralità di interventi
1D - Aree di stili
Come è illustrato nella Figura 2, gli stili di apprendimento possono essere identificati e discussi prendendo di volta in volta in considerazione aree di fattori diversi. Per una panoramica esauriente ed aggiornata, si vedano, ad esempio, Reid (1) e Leaver (2).
Figura
2: Aree di stili di apprendimento
Le preferenze ambientali si riferiscono sia al "dove" e al "quando" si studia meglio (ad esempio, all'aperto/al chiuso; a scuola/a casa; in salotto/in cucina; di sera/di mattina; con pause più o meno.frequenti ..), sia a fattori fisici quali la luce, la temperatura, i suoni presenti nell'ambiente (ad esempio, la tolleranza o l'intolleranza o la necessità di musica o rumori di sottofondo ...); ai consumi personali (cibi e bevande prima, durante, dopo lo studio ...); alla postura e alla mobilità; e, più in generale, ai bioritmi personali (i ritmi ciclici, positivi e negativi, che scandiscono la nostra efficienza fisica, emotiva, intellettuale ...). |
Le modalità sensoriali si riferiscono alle preferenze individuali nell'utilizzo dei sensi. Tradizionalmente, si prendono in considerazione soprattutto le modalità visiva, uditiva e cinestetica, intendendo con quest'ultimo termine non soltanto la preferenza per o la necessità di movimento fisico, ma anche, più in generale, la predilezione per attività concrete, per l'esperienza diretta, per il coinvolgimento costante nell'azione. E' interessante notare, specialmente in questi tempi di "bombardamenti multimediali", che una preferenza visiva può articolarsi in un orientamento visivo-verbale (la preferenza per la lingua scritta) e un orientamento visivo-non verbale (la preferenza per i linguaggi non-verbali: grafico-iconici, gestuali...); così come una preferenza uditiva potrebbe comportare una correlazione, oltre che con la parola parlata, anche con la valenza di disturbo, ma anche di supporto alla comunicazione, della musica, dei suoni, dei rumori.
Complementari alle modalità sensoriali, che si riferiscono principalmente, anche se non esclusivamente, ai meccanismi di percezione delle informazioni in ingresso, sono gli stili cognitivi, che riguardano più direttamente i modi tipici di ogni individuo di sottoporre ad elaborazione quelle informazioni (ad esempio, acquisendole in memoria tramite procedure di associazione e classificazione; elaborandole; recuperandole dalla memoria). Gli stili cognitivi sono stati studiati con una molteplicità di approcci ed elaborando un'altrettanto vasta gamma di possibili descrittori, ognuno dei quali focalizza aspetti particolari dei meccanismi di attivazione delle funzioni cognitive (per molti versi ancora sconosciuti).
I modelli di stili cognitivi più noti fanno generalmente riferimento a scale bipolari (Fig. 3), ossia ad un continuum tra estremi opposti ideali, su cui ogni persona concretamente si situa.
Figura
3: Esempi di scale bipolari di stili cognitivi e di tratti socio-affettivi
I descrittori, ossia i termini utilizzati per identificare gli stili, sono dunque da considerare in termini relativi, ossia come indicatori di tendenze, non di valori assoluti. La stessa considerazione vale per i tratti socio-affettivi: lo scopo nell'utilizzo di descrittori non è certamente quello di trovare i modi più sbrigativi di "incasellare" una persona, cristallizzandola come "tipo" astratto (un'operazione evidentemente inutile, oltre che pericolosa), ma piuttosto quello di disporre di una gamma articolata di possibilità di definire un profilo personale (Fig. 4). Più che "etichettare" una persona come "introverso" o "estroverso", ad esempio, sarà utile, una volta evidenziata un'eventuale tendenza in un senso o nell'altro, arricchire questa (auto)osservazione specificando in che senso agisce questa tendenza: in quali contesti appare, rispetto a quali "compiti" di apprendimento, con quali condizionamenti sull'esecuzione dei compiti stessi, e così via - senza dimenticare la natura sempre provvisoria di queste osservazioni, particolarmente significativa quando si tratta di persone in età evolutiva. I profili personali, dunque, sono dinamici, nel senso che vanno continuamente aggiornati per tener conto dell'evoluzione nel tempo delle preferenze individuali (Fig. 5) (Per esempi di strumenti di rilevazione di tratti distintivi degli stili di apprendimento e di insegnamento, si veda la sezione Questionari di questo sito.)
Figura 4: La relatività dei descrittori |
Figura 5: La dinamicità dei profili |
Un momento per riflettere ...
Quali tra i descrittori presentati in questa sezione potresti utilizzare per abbozzare, in termini molto generali, un tuo personale profilo dinamico?
Pensa ad un'altra persona che ritieni piuttosto diversa da te da uno o più punti di vista. In che misura i descrittori presentati in questa sezione possono aiutarti a descrivere il profilo di questa persona, differenziandolo nel contempo dal tuo?
(1)
Reid, J.M.1995. Learning styles in the ESL/EFL classroom. Boston: Newbury
House.
(2) Leaver, B.L.1997. Teaching the whole class. Thousand Oaks (CA): Corwin Press.
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