Modulo 1: Gestire le differenze individuali: una pluralità di interventi
1C - Differenze in classe: rispetto a che cosa?
La diversità può essere declinata secondo
molti parametri: si è diversi per età, sesso, provenienza etnica e
socio-culturale, personalità, attitudini, "intelligenze", stili di
apprendimento, motivazioni, convinzioni e atteggiamenti ... ma in questo modulo
ci limiteremo a considerare una delle variabili più importanti per i contesti
di apprendimento/insegnamento, e cioè gli stili di apprendimento, senza
dimenticare che ogni "astrazione" di un parametro dalla realtà
complessiva della persona è un'operazione artificiosa, provvisoria e
arbitraria, che deve perciò essere bilanciata continuamente dalla
consapevolezza che la persona che apprende è sempre, e in primo luogo, persona
nella sua globalità cognitiva, socio-affettiva e culturale.
Una definizione data da Keefe
(1)
può costituire un utile punto di partenza, soprattutto perché contiene chiari
riferimenti alle caratteristiche basilari, ma anche problematiche, di questo
concetto:
Gli stili di apprendimento sono
caratteristici comportamenti cognitivi, affettivi e fisiologici che funzionano
come indicatori relativamente stabili di come i discenti percepiscono l'ambiente
di apprendimento, interagiscono con esso e vi reagiscono.
Sono qui delineate alcune idee-chiave, su
cui torneremo a diverse riprese:
· la dimensione comportamentale: lo stile di apprendimento non è solo un costrutto teorico, ma, in quanto si manifesta in concreti comportamenti, funziona come indicatore, cioè come un segnale, di caratteristiche più "nascoste" della persona;
· la globalità del concetto: nonostante l'enfasi talvolta posta sugli aspetti cognitivi dell'apprendimento, uno stile è un tipico modo di manifestare la propria individualità anche fisica e socio-affettiva;
· la relativa stabilità: trattandosi del riflesso della propria personalità negli atti di apprendimento, lo stile è stabile tanto quanto la personalità che esprime: soggetto dunque a cambiamenti ed evoluzioni, e particolarmente in età evolutiva, ma con una base, anche genetica e fisiologica, che è parte costitutiva dell'individualità della persona;
· la funzione di "filtro": lo stile, insieme a fattori quali convinzioni, atteggiamenti e motivazioni, dai quali è difficilmente separabile, agisce come "filtro" rispetto a come viene percepito l'ambiente di apprendimento: i "compiti" a cui abbiamo accennato, ad esempio, una volta scelti dall'insegnante, vengono reinterpretati, quanto a scopi, richieste, procedure, da ciascuno studente in modo diverso a seconda degli "occhiali interpretativi" costituiti, tra l'altro, dal suo stile;
· l'interazione e la reazione con l'ambiente: lo stile condiziona anche il modo in cui la persona si rapporta all'ambiente di apprendimento, che comprende tutti i fattori del relativo contesto (dall'insegnante ai compagni, dai libri di testo alle procedure didattiche, dagli strumenti utilizzati alle modalità di valutazione ...): una riconferma di quanto abbiamo già osservato, e cioè che le differenze individuali non possono essere considerate se non all'interno di un quadro socio-culturale nei confronti del quale le persone sviluppano reazioni, più o meno efficaci e produttive, di adattamento ed evoluzione continui. In altre parole, gli "stili" sono socialmente, culturalmente e istituzionalmente connotati.
Un momento per riflettere ...
Nella prossima sezione esamineremo alcune "aree di stili". Quali fattori secondo te contribuiscono a determinare il proprio personale "stile di apprendimento"?
(1) Keefe, J.W. 1979. Student learning styles. Reston, VA: National Association of Secondary School Principals.
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