Modulo 1: Gestire le differenze individuali: una pluralità di interventi
1B - Differenze in classe: chi è diverso rispetto a chi?
Differenze individuali, individualizzazione,
piani personalizzati ... le parole chiave di questa tematica sembrano
essere centrate tutte sulla dimensione personale e privata del singolo studente
alle prese, quasi tra sè e sè, con i suoi compiti di apprendimento. Ma
l'apprendimento di cui vogliamo occuparci in questa sede si realizza in
classe, cioè in una dimensione sociale e culturalmene condizionata, in cui
la particolarità del singolo si incontra o si scontra con le particolarità di
molti altri individui, e, per di più, entro una cornice di lavoro che, persino
nella lezione frontale più unidirezionale, non può non assumere le
connotazioni di "impresa di gruppo", con le dinamiche relazionali e i
"climi" che tutto questo comporta.
Dunque quando si parla di differenze individuali ci si deve riferire a individui che, dovendo necessariamente interagire tra loro, sviluppano dinamiche di confronto, di contrapposizione, o, in una prospettiva più positiva, di mediazione e negoziazione. Gli individui in classe non sono solo gli studenti, ovviamente, ma anche gli insegnanti: entrambi sono impegnati nella gestione di un compito di apprendimento (intendendo qui per "compito" qualunque attività finalizzata ad un apprendimento, dal più semplice esercizio di pratica di forme verbali al progetto complesso). Gli sforzi "strategici" dell'insegnante, con i quali cerca di facilitare l'esecuzione del compito, si intersecano con gli sforzi "strategici" dello studente, e dalla qualità ed efficacia di questa reciproca interazione dipende in definitiva la buona riuscita del lavoro (Fig. 1); senza dimenticare che il contesto della classe è parte di un contesto più ampio, di scuola e società, con cui intrattiene rapporti reciproci continui, come è simbolizzato dalle frecce esterne nella figura.
Figura
1: Il "compito" tra insegnamento e apprendimento
Se adottiamo questa ottica "di sistema", non è possibile considerare le differenze individuali esclusivamente come "problema privato" di chi impara: si dimenticherebbe che anche chi insegna è portatore di differenze individuali. Ad esempio, gli stili di apprendimento, su cui ci soffermeremo tra breve, sono uno dei fattori di variabilità individuale, e come tale sono riferibili sia allo studente che all'insegnante. Anzi, il proprio personale stile di apprendimento è spesso uno dei condizionamenti più vistosi del proprio stile di insegnamento: la scelta e la gestione dei compiti viene quasi sempre effettuata dall'insegnante, che non può non riflettervi le proprie personali preferenze. Ha senso dunque trattare della gestione degli stili di apprendimento solo in un contesto complessivo, di "clima di classe", in cui la dinamica tra gli stili è altrettanto importante dei singoli profili individuali. Parafrasando il titolo della celebre saga Star Wars si è così potuto parlare di "style wars", di "guerre di stili", per indicare come nell'incontro/scontro tra stili diversi si possa identificare una delle possibile cause, e non tra le secondarie, dei fallimenti e degli insuccessi scolastici.
Un momento per riflettere ...
Ricordi di aver mai percepito, come studente, una sfasatura tra il tuo personale "stile" di apprendimento e lo stile di insegnamento di qualche tuo insegnante? Che conseguenze aveva avuto?
Hai mai percepito una simile sfasatura nella veste di docente, nei confronti dei tuoi studenti?
Quali comportamenti (verbali e non verbali) delle persone interessate avevano segnalato un possibile conflitto di stili?
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